di Roberto Petrasso

Uno dei miei videogiochi preferiti in assoluto è un gioco indie a scorrimento 2D, con una grafica pixellosa che fa un po’ retrò e delle meccaniche che a conti fatti sono relativamente semplici. Eppure, nonostante la grafica non ricercata e le dinamiche tipiche di un metroidvania, riesce a dare ore di gioco impegnativo accompagnato da una storia incredibilmente bella e molto più profonda di quanto ci si possa aspettare per un gioco del genere, il tutto con un peso effimero di meno di 500 Mb. Per chi fosse curioso, il titolo di cui sto parlando è Iconoclasts, ma in realtà siamo qui per parlare di serie, quindi dove voglio andare a parare? Beh, il punto è che si possono ottenere storie memorabili anche con grafiche non ricercate e poca quantità di materiale. Questo penso sia il fulcro della serie di cui andiamo a parlare.

Sakaido si risveglia in un mondo nuovo, un posto in cui le leggi della fisica sono alterate e tutti i corpi sembrano frammentati. Case che volano, parti di strade e città in pezzi e sottosopra, persino al suo braccio mancano dei pezzi. Non ricorda chi sia, né dove si trovi, perciò inizia a vagare, finché non si imbatte nel cadavere di una ragazza. A quel punto i ricordi tornano come un fiume in piena: lui è il detective geniale Sakaido ed è lì per risolvere l’omicidio della giovane Kaeru. E nonostante sia pienamente convinto di ciò che sta facendo, in realtà non ha ricordato un bel niente. Il suo vero nome è Akihito Narihisago, è un poliziotto, e al momento si trova in un mondo virtuale mentre un team di colleghi valuta le sue conclusioni sul mistero di Kaeru. Ma non si tratta di una simulazione. Grazie ad una tecnologia futuristica (e molto fantascientifica) la polizia è in grado di ricreare il subconscio di un assassino e convertirlo in uno spazio virtuale, tutto grazie ad un macchinario in grado di raccogliere particelle di “istinto omicida” lasciate dai colpevoli sul luogo del delitto. Trattandosi di una rappresentazione della loro psiche, ogni mondo virtuale è diverso, spesso frammentario e con significati nascosti, ma tutti hanno una cosa in comune: il cadavere della giovane Kaeru. Quando il detective geniale viene inviato in una di queste realtà virtuali non ricorda nulla del suo vero Io, ma risolvendo il mistero della morte di Kaeru riuscirà a scoprire importanti informazioni utili a catturare l’assassino.

Dove sta l’analogia con quel videogioco di cui parlavo prima? Andiamo con ordine: la serie si sviluppa e conclude in soli dodici episodi da venticinque minuti. Nonostante per le maggiori serie di successo la prima dozzina di episodi non siano che un trampolino di lancio per le stagioni successive, qui la storia si apre e si chiude in tempi relativamente brevi. Il reparto grafico è abbastanza scarno: uscito in un 2020 in cui lo studio MAPPA ha prodotto capolavori di animazioni per The God of High School e Jujutsu Kaisen (consigliatissimi entrambi), la nostra breve serie fa un po’ brutta figura, presentandosi con disegni e animazioni che non potrebbero mai reggere un paragone del genere. Ma d’altro canto si tratta di un giallo/thriller, quindi è davvero così fondamentale la grafica? E poi abbiamo la trama. Questa, cari lettori, è qualcosa di oltremodo eccezionale. Se già il concept alla base è particolarmente geniale, il tutto viene ulteriormente migliorato da quelle atmosfere e sensazioni che avevano reso Inception un successo cinematografico. Ed effettivamente questo entrare nelle menti altrui ricorda molto i viaggi nei sogni pensati da Nolan, con la differenza che in questo caso si tratta del subconscio di una persona, ogni indizio, ogni elemento che si trova in quel mondo virtuale dev’essere reinterpretato in una chiave psicologica per poter capire chi o dove sia il colpevole. Tutto dannatamente intrigante.

Sono uno che generalmente gli anime li guarda per le botte, i combattimenti e l’azione mozzafiato. Sempre felice quando c’è una trama solida, ma più felice quando i protagonisti si scazzottano. Non scherzo, però, quando dico che ho dovuto contenermi per non finire questa serie in due serate. Perché ogni mistero non solo rivela un colpevole, rivela i dettagli di un caso molto più grande, ma rivela anche i lati nascosti di Akihito, che con il proseguire delle indagini si ritroverà a fare i conti con i suoi principi e convinzioni, con il passato che lo tormenta (ho già detto che nel mondo virtuale può entrare solo qualcuno che ha commesso un omicidio?). ID: Invaded è, sì, una serie breve, ma carica di una trama sorprendente e accattivante. Se siete in cerca di mistero, colpi di scena e di quella sensazione da Inception, la serie completa vi aspetta sulla piattaforma di streaming VVVVID.

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