di Roberto Petrasso

Inizierò la mia usuale lunga introduzione facendo una precisazione. Anzi, due. La prima, per dire che questa non è una serie, ma un unico romanzo. Finora in questa rubrica si è parlato solo di serie, ma se scrivono delle buone storie che si concludono in un solo volume io non posso farci nulla. Secondo, stiamo per parlare di un giallo, e io di questo genere non ne mastico. Neanche un po’. Forse l’unico giallo che abbia mai letto è stato Dieci piccoli Indiani. Sono uno che entra in libreria con i paraocchi e si catapulta nel reparto fantasy. Però ho per caso visto questo romanzo esposto. Diceva che aveva vinto un premio e aveva un titolo intrigante, quindi l’ho comprato. E non racconto questa vicenda tanto per fare gossip, ma in realtà per incoraggiare alla lettura di questo romanzo senza sapere minimamente cosa aspettarsi. Senza leggere quanto seguirà in questo articolo o da qualche altra parte. Non certo perché ci saranno spoiler, ma perché ci sono alcune particolarità nell’ambientazione e nella trama che secondo me è meglio non saperli a priori ma scoprirli e rimanere estremamente sorpresi ogni volta. Posso tranquillamente affermare che sia il miglior romanzo che abbia letto negli ultimi anni, e non lo dico tanto per: i premi e le nomination che si è guadagnato parlano da soli. Perciò a voi la scelta: un acquisto al buio consigliato dal sottoscritto, o un sonoro “te l’avevo detto” nel momento in cui, letti articolo e romanzo, vi accorgerete che avevo ragione. Nota: non leggere questo romanzo non è tra le opzioni.

Se state ancora leggendo vuol dire che non vi fidate di me. O che vi piace quello che scrivo (<3). Ad ogni modo, tornando al vero scopo di questo articolo, ecco quello che c’è da sapere: a diciannove anni dalla scomparsa prematura del loro secondogenito, i coniugi Hardcastle, membri dell’aristocrazia di un’Inghilterra in piena fase vittoriana, organizzano una festa in maschera nella loro tenuta collinare: Blackheath House. Lo scopo della festa è quello di celebrare il ritorno da Parigi della figlia Evelyn, anche se questa crede che i genitori stiano pianificando una sorta di punizione per la morte del figlio di cui è in parte responsabile. Ad accrescere questa particolare preoccupazione c’è il fatto che tutti gli ospiti invitati, servitù compresa, sono gli stessi che alloggiavano a Blackheath diciannove anni prima, proprio il giorno del misterioso e irrisolto omicidio. Ma la nostra storia non segue Evelyn, segue Aiden Bishop. Chi è quest’ultimo? Nessuno e sette persone contemporaneamente. Nessuno perché al maniero degli Hardcastle non esiste nessun invitato di nome Aiden Bishop. Sette persone diverse perché Aiden si ritroverà a forza ad abitare i corpi di sette diverse persone presenti a Blackheath House. Ogni giorno una persona diversa. Ma ogni giorno è sempre lo stesso giorno. All’inizio si troverà spaesato, senza nemmeno sapere chi sia, ma con il passare del tempo dovrà dare sfogo a tutte le sue abilità per risolvere il mistero di Blackheath House. Perché ogni giorno scorre uguale, e ogni notte, proprio mentre la festa culmina con i fuochi d’artificio, Evelyn muore. Se Aiden non riuscirà a risolvere il mistero della morte della giovane erede Hardcastle entro la settima notte, allora tutto ricomincerà daccapo. Di nuovo a non sapere chi sia, di nuovo a dover imparare le regole dell’assurda condizione in cui si trova intrappolato.

La storia ha tutti gli ingredienti per un classico romanzo in stile Agatha Christie: la villa vittoriana, ospiti aristocratici, servitù, e così tanti scheletri negli armadi che ci si potrebbe fare una catacomba. E se già la trama e il mistero che aleggiano per i decadenti corridoi di Blackheath sono molto intricati e appassionanti, la particolare condizione con cui il protagonista si trova a dover fare i conti rende il tutto ancora più speziato. Lui può effettivamente vedere il suo passato e il suo futuro, perché ogni giorno scorre sempre uguale, solo visto tramite occhi diversi. E ogni volta che sarà catapultato in un corpo diverso si troverà a fare i conti con la personalità e le abitudini del soggetto che, se non controllate, potrebbero prendere il sopravvento su di lui. E perdere il controllo potrebbe essere un problema quando ti ritrovi in una corsa contro il tempo per risolvere un mistero. Ma mentre i segreti di Blackheath House si intrecciano a quello della morte della giovane donna, Aiden, ahimè, si troverà a scoprire che il tempo non sarà l’unico ostacolo che dovrà affrontare.

Spero vivamente che, arrivati a questo punto, vi pentiate di aver letto gli ultimi due paragrafi e di non aver comprato il libro al buio, perché non sapere questi svolgimenti rende il tutto estremamente più interessante. Ciò non toglie che, pur sapendo questi dettagli, il romanzo si rivela incedibile. Come ogni giallo che si rispetti ci sono indizi sparsi qua e là, ma il modo in cui il protagonista dovrà metterli assieme è assolutamente unico. Ogni capitolo è un’emozione nuova, colpi di scena piovono a raffica, e non ce n’è mezzo per cui si può essere un minimo preparati. Ma adesso che avete letto questo articolo ecco che ad un paio siete pronti. Eravate stati avvisati.
Personalmente, ho divorato le 526 pagine che compongono il romanzo di debutto di Stuart Turton. Un debutto con i controfiocchi se posso dirlo. Un giallo emozionante e avvincente, in cui ogni mistero è tutto meno che prevedibile.

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