Happy birthday! Anche se in ritardo…

Paolo

Tu, che sei un sangiacomino della prima ora, non avresti voglia di scrivere qualcosa per ricordare i 35 anni di parrocchia? Proviamo…
… dice che era un bell’uomo e veniva dal mare… e in effetti era nato a Caorle, ma sull’avvenenza ho qualche dubbio estetico… Don Severino Brugnolo, nel lontano settembre 1986, diventava il primo parroco di San Giacomo, ricorrenza quindi che ha fatto spegnere a tutti noi ben 35 candeline.
Fine anni ’80 bellissimi, forse perché eravamo tutti più giovani e vogliamo ricordarli così, con tanta voglia di costruire la Comunità, di allargare gli orizzonti, di allargare magari anche l’edificio chiesa che subito si era rivelato troppo piccolo. Ma 35 anni sono passati e le dimensioni sono ancora quelle, anzi no, adesso grazie o causa Covid, abbiamo una fantastica basilica a cielo aperto, capace di ospitare una moltitudine immensa di fedeli, indomiti di fronte al freddo invernale o alla calura estiva. Mi fanno notare però che il soffitto è azzurro, sia quello della chiesa sia quello della basilica… Consoliamoci sapendo che un altro compianto cantante direbbe che “il cielo è sempre più blu”.

Gli anni passati non possono non farci ricordare le persone che hanno portato idealmente qualche importante “mattone su mattone” per farci essere ciò che siamo ora. Non faccio un elenco di nomi, ma ognuno di noi può andare con la memoria a rievocare i volti di chi ha fatto in modo che quando, dopo l’uscita di scena di don Severino e dopo un anno di “guida autonoma” della comunità, ci siamo trovati ad accogliere don Paolo, fossimo ancora “in piedi e pronti a riprendere il cammino”.
Ogni tanto mi ritrovo a sognare di poter rivedere tutti, magari in un incontro festoso, dove non è necessario mangiare (materia in cui il popolo sangiacomino eccelle sia in preparazione che in applicazione pratica), ma incontrare tutti coloro che hanno abitato e animato la parrocchia: non solo quanti ci hanno preceduto in Paradiso, ma anche solo quei ragazzi e ragazze che affollavano il salone del sottochiesa, che portavamo in gita, animatori e catechisti che hanno dato anima e corpo per educare altri alla fede. Una moltitudine che possiamo definire “sangiacomini nel mondo” che possono dire di aver vissuto di quella vivacità e fantasia che stimolava a trovarsi, ammassati e strizzati all’inverosimile negli angusti spazi parrocchiali.
Il condottiero don Severino (d’altronde non possiamo nascondere che fosse uomo con spirito battagliero) ha forgiato uomini e donne che possono raccontare a qualcuno più piccolo cosa fosse San Giacomo: Perloz, Perrero, le feste di carnevale, quelle patronali, gli incontri di preghiera e i banchetti del commercio equo e solidale, l’estate ragazzi e le castagnate, le giornate comunitarie e le iniziative del gruppo missionario, le lacrime dei funerali e quelle di gioia dei matrimoni, la commozione e la trepidazione delle Prime Comunioni e Cresime… e sicuramente dimentico qualcosa di altrettanto importante. Ebbe a dire, in occasione di una visita pastorale del Vescovo, che in molti anni di presenza tra noi aveva tentato di insegnare a scrivere ai suoi parrocchiani, ma dopo molti sforzi si era accorto che non era riuscito a farci imparare forse nemmeno l’ABC ma solo delle aste… veniva dal mare ed era anche molto molto modesto!

Menu