di Dario Conti

Vecchi e lontani sono i tempi delle Chansons de geste sciorinate a voce o riportate sotto forma di opera scritta che ritroviamo sui nostri tomi antologici, didattica a distanza permettendo. Oggi è sufficiente un laptop e digitare Netflix su Google per appassionarsi ad alcune Chansons, più o meno contemporanee, impresse su pellicola ed entrare nello spettro della serialità. Infatti, è proprio Netflix ad avere uno dei migliori prodotti storico-culturali dell’ultimo secolo nel proprio catalogo: The Crown.

La serie tv, ormai giunta alla sua quarta stagione, narra l’improvvisa ascesa al trono da parte di Elisabetta II nel 1953, a seguito della morte del padre (Giorgio VI), fino agli albori degli anni ’90. La serie è stata rinnovata per una quinta e una sesta stagione, nonché conclusiva.

Generalmente creare un prodotto storico credibile e altrettanto veritiero non è un’impresa facile, la rilevanza dell’autentico e l’attendibilità sono due caratteristiche fondamentali da rispettare e The Crown porta a casa con successo la resa finale, riuscendo inoltre a rappresentare sullo schermo i sentimenti e i dissapori di una Royal Family che spesso appare lontana. Peter Morgan, creatore della serie, si affida agli storici per riproporre ogni stagione alcuni avvenimenti rilevanti e caratteristici per la famiglia reale, per la Gran Bretagna e per il mondo intero. Certamente la protagonista indiscussa è la regina Elisabetta II con la sua storia da monarca, il suo essere donna a capo di una nazione e allo stesso tempo una moglie e una madre che deve affrontare la vita personale in maniera diversa. Questi elementi rendono The Crown un prodotto vincente, supportato anche dalle spettacolari storie degli altri membri della famiglia. Ovviamente non manca una buona dose fictionale.

Ogni stagione, ognuna composta da dieci episodi, riassume circa una decade. La prima stagione ripercorre l’ascesa al trono di una giovane Elisabetta, interpretata da una stupefacente e inaspettata Claire Foy, dopo la morte del padre, re Giorgio VI. Il suo matrimonio con Filippo, Duca di Edimburgo, la relazione con sua sorella Margaret e il rapporto allieva-maestro con l’allora indimenticabile Primo Ministro Winston Churchill spiccano in una stagione in cui la neo-regina comincia a muovere i primi passi come sovrana e a comprendere i doveri legati all’indossare la corona. Le problematiche non tardano a intralciare il cammino di Elisabetta che sarà costantemente sotto pressione. D’altronde non è tutto oro quel che luccica. Infine, uno degli snodi principali della stagione sarà la storia della bella Margaret, sorella della monarca, e del suo amore interrotto con il colonnello Peter Townsend.

La seconda stagione si concentra sulle divergenze matrimoniali tra la regina e Filippo e il presunto tradimento di quest’ultimo. Inoltre, fa la sua comparsa un piccolo Carlo e non mancheranno i tanto speculati screzi tra padre e figlio, ancora infante. In più, la stagione 2 di The Crown tocca i momenti chiave del regno della regina Elisabetta, tra cui la crisi di Suez, lo scandalo politico sull’affare Profumo e la nascita del Principe Edoardo nel 1964.

A partire dalla terza stagione il ruolo della regina Elisabetta è stato affidato a Olivia Colman, la cui interpretazione magistrale non risulta caricaturale. Nei dieci episodi del terzo corso, la figura della sovrana verrà messa in discussione e così le vetuste consuetudini di una monarchia ormai opacizzata dagli anni di ribellione. Parallelamente assistiamo alle debolezze della sorella Margaret e all’insoddisfazione di Filippo. Tuttavia, un ruolo importante sarà giocato da Carlo, che ritroviamo adulto, e dal suo sereno rapporto con la sorella Anna, ovviando all’affetto superficiale da parte dei genitori. Per di più, vengono mostrate le sue vulnerabilità e le sue ansie nel diventare il Principe del Galles.

Eppure, le prime tre stagioni sembrano essere un giro di riscaldamento per la stagione che forse scuoterà maggiormente lo spettatore, ossia la quarta. Infatti, la decade riproposta in video è quella degli anni ’80, un decennio difficile a livello politico ed economico per la Gran Bretagna, poiché furono anni di forte disoccupazione e crisi economica. Difficile quanto intrigante. Naturalmente fanno l’ingresso in scena due figure importanti per la storia inglese e per la Royal Family, due personaggi che hanno fatto discutere con le loro posizioni: Margaret Thatcher e Diana Spencer. Politica e intrighi tessono le fila della più spettacolare delle stagioni e le protagoniste femminili del quarto ciclo bucano lo schermo, riempiono le puntate e infuocano la sceneggiatura ripercorrendo l’unicità e l’iconicità. I duri dissidi tra la regina Elisabetta e il suo Primo ministro Thatcher, la travagliata storia “d’amore” di Lady D e Carlo e la ritrovata affettuosità dei sovrani verso i figli permeano gli episodi.

È bene precisare, però, che The Crown è anche fiction e sicuramente gli sceneggiatori hanno fatto molta leva sull’immaginazione, specie nel riportare la relazione tra i coniugi e i fan service vengono serviti in maniera impeccabile. Ciò nonostante il continuo gioco de il gatto e il topo fa vibrare la storia e le divergenze tra il principe e la principessa portano a galla una verità più che nota: il loro non fu affatto un matrimonio felice, a partire dal fidanzamento. Ritroviamo anche una Diana perennemente in contrasto con gli ideali della Royal Family, ed è proprio l’umanità di Lady D e il suo essere più genuina possibile a spaventare i reali, temendo l’oscuramento della corona.

L’altro grande personaggio della stagione è quello del Primo Ministro Margaret Thatcher, interpretata da Gillian Anderson. Oltre a descrivere visivamente e peculiarmente il governo Thatcher, Morgan focalizza l’attenzione sul continuo scontro tra la regina e la Lady di ferro, realizzando sequenze esilaranti, certamente molto romanzate, tuttavia geniali. Quindi, una stagione la cui la gloriosa colonna sonora ingrassata da Edge of Seventeen di Stevie Nicks e Let’s Dance di David Bowie che incentivano un senso di spensieratezza, ritroviamo, invece, una decade la cui patinatura fu tutt’altro che gloriosa, oltre alla visione dell’angoscia di un matrimonio farsa, il tutto condito dalla potenza di tre donne al potere e dalle magnetiche interpretazioni.

La regia è sempre attenta agli innumerevoli dettagli e, durante l’arco narrativo delle quattro stagioni, fa utilizzo di inquadrature molto statiche e di incredibili panoramiche illustrative e campi lunghi e lunghissimi, mostrando i grandi spazi reali e l’incredibile bellezza naturale della Gran Bretagna. Inoltre, sono intriganti i primi piani che mostrano una mimica dei volti molto interessante e la delicatezza della fotografia, avvalendosi di luci fredde ma non glaciali, trasmette quel senso di dignità monarchica a volte fragile e a volte fiera, eppure sempre composta e incrollabile.

Approcciarsi a questa serie tv da completi sconosciuti della storia contemporanea è un azzardo ripagato dalla ricostruzione accurata della società dell’epoca e delle sue mille sfaccettature. Per un amante della storia, piuttosto, apparirà piacevole poter ripercorrere nei minuti che scorrono i frutti di anni di studio e per chi ha veramente vissuto quelle epoche sarà incredibile riviverle. Infine, ciò che rende unica The Crown è proprio la Royal Family che con la sua storia è il perno di una serie tv che non arresta la sua corsa a livello qualitativo e mostra la grandezza e le debolezze di una corona che, nonostante i secoli e i diversi sbagli, continua ad affascinare e intrigare i sudditi e non solo.

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