Salviamo il Natale… o salvàti dal Natale?

Don Lorenzo

Sta per arrivare il secondo Natale dell’epoca Covid, che ci auguriamo tutti di poter vivere con più serenità rispetto allo scorso anno. In queste settimane si è potuto ancora una volta osservare come il Natale continui a destare scandalo, tanto che da qualche parte è giunta la richiesta di toglierne il nome dai messaggi di auguri che ci scambieremo: meglio dire Buone feste invece che Buon Natale, per non essere divisivi… Poi, come sappiamo, la cosa è rientrata, ma non è stato un bel segnale.
È anche tornato in voga, anche se con toni meno enfatici dello scorso anno, lo slogan Salviamo il Natale, e non certo per conservare il significato autentico della festa, che celebra l’evento storico della nascita di Cristo a Betlemme: se questo fosse l’intento, sarebbe una cosa molto buona. Si vorrebbe invece salvare il Natale mantenendo la possibilità di trovarsi liberamente a mangiare insieme, fare shopping e acquistare regali, viaggiare e organizzare vacanze (per chi può): tutte cose belle, intendiamoci, ma motivate da che cosa?
E se invece provassimo a salvare il Natale mettendo noi stessi un po’ in disparte e rimettendo al centro il protagonista principale? O meglio ancora, rendendoci conto che non sappiamo salvare proprio nulla, ma abbiamo un enorme bisogno di essere salvati da Qualcuno… Se non siamo proprio ciechi o superficiali dobbiamo constatare che la sofferenza, la morte, le ingiustizie e i limiti che sperimentiamo tutti i giorni ci obbligano a riconoscerci fragili, bisognosi, devastati dentro da un virus molto più pericoloso del Covid, che ci disgrega, ci allontana da Dio e dagli altri e che si chiama peccato, che ciascuno traduce e declina in mille modalità: il male, purtroppo, ha una sua perversa fantasia…
Ecco che allora diventa più che mai necessario ed attuale fare memoria viva del Natale di Cristo: per noi e per la nostra salvezza discese dal cielo, diciamo solennemente ogni domenica a Messa, recitando il Credo. “Meno male che c’è il Signore!”, potremmo dire con un tono più feriale. Proviamo a pensarci su, in questi pochi giorni che ci separano dal 25 dicembre. Troviamo tempo e spazio per un po’ di silenzio che ci aiuti a ricentrarci sul Signore, a riaccendere nel cuore il desiderio di lui, a sentirci bisognosi di chiedere con umiltà la sua misericordia. Non sarà una chiusura in noi stessi, ma la sorgente di uno sguardo nuovo sulla vita, sulle cose, sulle persone, su noi stessi. Allora sarà forse un po’ meno difficile ascoltare l’altro (cominciando da chi ci è accanto tutti i giorni e magari ci pesta i piedi in casa, al lavoro, a scuola…); potremo imparare a metterci di più nelle mani di Dio, che non ha avuto paura di mettersi nelle nostre, diventando bambino nella povertà e nella semplicità di Betlemme; gusteremo meglio la ricchezza delle celebrazioni liturgiche di questo tempo, soprattutto la Novena e la Messa di mezzanotte, che da semplice tradizione potranno diventare incontro vivo e reale oggi con il Signore e con la comunità cristiana.
Salvàti dal Natale significherà allora riscoprirsi amati teneramente dal Signore e chiamati a portare attorno a noi lo stesso sguardo buono di Dio: credo che tutti ne abbiamo un gran bisogno.

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