A Natale, ti prego, rimani con noi

Don Paolo

Quest’anno sarà veramente difficile celebrare il Natale. Ti confesso Signore che lo attendo con angoscia perché devo trovare il coraggio di dire che è nato il Salvatore. Ma questa volta sarà veramente dura. Lo so che nessuno si aspetta gesti clamorosi, l’insperata soluzione dall’incubo presente, ma vorrei tanto scaldare i cuori rattrappiti da tanto dolore, da mesi di relazioni a singhiozzo, filtrate da schermi soffocanti; vorrei portare la tua consolazione a chi è piegato dalla paura che è ferita lacerante, pronunciare quelle parole “non temere” con cui hai sempre aperto ogni tuo messaggio, con cui hai introdotto, e non sarà un caso, la parola del Natale.
Ma sono giorni di grande impotenza: ho provato inutilmente a rianimare l’amico ammalato, a risvegliare fiducia a chi si è arreso, a tenere vivi i ragazzi sdraiati, a dare motivazioni a chi si è lasciato andare, a incoraggiare, a spronare. Ho lottato tanto perché sono convinto che non c’è situazione umana che non possa essere vissuta, perché questo non è e non deve essere un tempo sospeso, non si può delegare, non si può rinunciare a vivere con piena gratitudine ogni goccia, ogni istante di questo straordinario dono che è la vita. Ma ho l’impressione di non trovare mai le parole giuste, di essere fuoco che nel voler scaldare corre il rischio di bruciare. Sono giorni di grande ingiustizia, acuita da provvedimenti incomprensibili che fanno a pezzi la rete sociale, le persone. Dove le responsabilità di clamorose inefficienze sono sparate sui ragazzi privati di molto della loro vita. Dove c’è chi non rischia il lavoro e gode di inossidabili tutele e chi il lavoro l’ha perso al primo giorno di crisi e arranca senza prospettive. Dove c’è chi approfitta e si arricchisce (e non sono pochi), e chi è in tutto penalizzato.
Sono giorni di grande paura di stare male e di far star male, di essere bloccati e di bloccare i tuoi cari in casa; paura di restare soli in ospedale, paura di morire. Sono giorni di grande solitudine, soprattutto per molti anziani, una solitudine che fa ammalare e che uccide più del virus. “Fame di aria” si è scritto, “fame di umanità” aggiungo io. Sono giorni… di grande fatica, una fatica che è doloroso raccontare.
L’imbarazzante silenzio della notte di Natale pare non dare risposte, il vagito di un bambino sembra davvero poco per questo mondo troppo disperato. Silenzio difficile da ascoltare, difficile da accettare. Ma in questo silenzio pieno di lacrime in cui ancora una volta mi conduci c’è un raggio di luce: sei l’amore che rimane. Apparentemente impotente, e invece assolutamente resistente: quando tutto passa tu sei amore che rimane; e passerà anche questa crisi, ma tu sei amore che rimane. Così Giovanni Battista ti ha riconosciuto: ho visto l’amore scendere e rimanere. Così è stato annunciato a Maria: su di te scenderà l’amore e vivrai all’ombra di Dio.
Proverò allora a riconoscerti, amore che non abbandoni, che rimani con l’uomo anche quando è ferito, arrabbiato e sbagliato come in questo Natale. Proverò a stare con Te, a rimanere nell’amore, abbandonando rabbia, paura e tristezza; perché tu sei Dio con noi, amore che rimani sempre e per sempre, presenza invincibile in questa forse troppo silenziosa e forse troppo fredda notte di Natale.

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