Il nostro tempo si declina al presente. Oggi devo essere soddisfatto. Oggi devo essere impegnato. Per sovrapposizione al giorno di oggi seguirà un altro oggi e così via, con un ritmo dannatamente accelerato. I messaggi whatsapp passati se li mangia la memoria del telefono, per scaricarli e per fare posto all’oggi all’attuale; le storie, al plurale, perché non c’è più una storia, la mia storia, ma solo istanti, brandelli di vita, le storie su instagram durano poche ore e poi spariscono. Viviamo in un tempo con poca memoria, il passato è cancellato, le avventure di questa estate sembrano lontanissime, da poco tempo abbiamo lo smartphone, ma ci sembra impossibile aver vissuto senza… e con poca proiezione futura, pochi investimenti a lungo termine. Al centro del tempo presente c’è l’io, sono io che sento, io che voglio, io che vivo. Presto sarà tempo di Avvento: questi pochi giorni per prepararci al Natale sono di grande impatto, ci chiedono di fare i conti con il passato e di aprirci al futuro, ci richiamano a una memoria e a una speranza. Ricordati – ci dicono – che qualcuno ha atteso, ha sperato, ha lottato prima di te. Nel passato c’è l’impegno, la fatica di molti. Nel passato c’è Dio, i suoi doni, la sua fedeltà, le promesse compiute. Riconosci quello che hai ricevuto, fai memoria e non dire io, ma noi, non dimenticare di appartenere a una storia che oggi ti permette di essere qui, non essere ingrato!
Spera nel domani – così ci ammonisce l’Avvento – e attendi perché non tutto dipende da te: arriverà il Signore, e non sarà come vuoi tu, e non ti chiederà quello che vuoi tu. Ecco l’equivoco che dobbiamo evitare: non è questo il tempo per rispolverare i propri desideri, che sarebbe più onesto chiamare capricci, ma il tempo di attendere la novità, aprirsi alla novità di vita che il Signore propone, meravigliarsi nello scoprire che ancora una volta Egli, il Signore, non si è dimenticato di me, è venuto a cercarmi, a cambiarmi, a salvarmi. Siamo poco lucidi di fronte al passato, riletto spesso solo per giustificare i fallimenti, per cercare colpevoli, per piangersi addosso; siamo poco lucidi verso il futuro, molto ripiegati, depressi, spaventati. Il Signore ci regala un tempo dove fare esercizio di memoria e di speranza, per riconciliarci con il nostro passato e il nostro futuro, per tornare a vivere con respiro il nostro tempo. Riconoscere con gratitudine, attendere con gioia: questo è il ritmo dell’Avvento.

Don Paolo

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