Caro don Lorenzo…

Franca Cravero

… sei stato a Grugliasco più di dieci anni, anni in cui ciascuno di noi, non solo i tuoi parrocchiani, ha imparato a stimarti ed apprezzarti. Ora è un momento difficile per tutti: per noi, che vediamo un po’ stravolti i nostri punti di riferimento, la nostra normalità, ma soprattutto per te, che dovrai ricominciare in una realtà nuova.

Certamente questo è un momento difficile, per me e per le nostre comunità. Ma credo dobbiamo insieme viverlo con spirito di fede e come opportunità di crescita. La lamentela non serve a nulla, cerchiamo di domandarci che cosa il Signore vuole nel tempo presente con lo sguardo al futuro. Credo ci sia chiesta una fiducia ancora più grande nell’azione del Signore: la Chiesa è e rimane Sua, e noi siamo chiamati a lavorarvi con gratitudine per la chiamata del Signore e con impegno (ce lo ricordava il vangelo di domenica scorsa). Personalmente, faccio sempre un po’ di fatica a muovermi da una situazione in cui ho imparato ad abitare, ma sono certo che il Signore non mancherà di continuare ad essere presente nella mia vita e in questa nuova avventura.

Cosa ha rappresentato per te l’esperienza grugliaschese?

è stato molto bello poter lavorare insieme a don Paolo (a cui mi lega una bella amicizia da oltre 40 anni), con gli altri sacerdoti e diaconi e con le nostre comunità. Già l’esperienza precedente come formatore in seminario prevedeva un lavoro di équipe tra sacerdoti con incarichi diversi. Ma il servizio alla Chiesa presente sul territorio, con il percorso dell’unità pastorale, mi ha permesso di crescere e di vivere esperienze di comunione e di collaborazione, misurandomi anche in settori della pastorale che non avevo troppo coltivato in passato. Non sono mancate a volte lentezze e resistenze, ma il cammino fatto ha trovato anche accoglienza in tanti e ha prodotto risultati che ora permettono alle quattro parrocchie di continuare il percorso, anche con la guida di un solo parroco.

Cosa pensi di portare, a Giaveno, della tua attività pastorale di questi anni?

Avverto il rischio di pensare che a Giaveno si possa quasi fotocopiare il positivo che si è realizzato a Grugliasco, ma mi rendo conto che ogni comunità ha una storia e un cammino che va conosciuto, accolto e accompagnato. In realtà, vorrei provare a portare a Giaveno “quello che conta davvero” (per dirla con il titolo della recente lettera pastorale del vescovo Roberto): la buona notizia che Gesù è veramente il centro della mia, della nostra vita e il desiderio di farlo conoscere, amare e seguire con i mezzi e le opportunità che questo tempo ci offre. Porto poi con me un grande senso di gratitudine per il bene che ho ricevuto a Grugliasco e per i tanti esempi di fede e di dedizione concreta alla Chiesa e al prossimo.

Ci vuoi raccontare un momento significativo di questi anni?

Un’esperienza che mi ha segnato in questi anni è stato il modo con cui abbiamo cercato di vivere i mesi del covid con le restrizioni e i limiti cui si doveva sottostare. Mi pare che abbiamo cercato di mantenere viva la fede e il senso di comunità nei modi permessi e possibili: ricordo le chiese aperte la domenica mattina con l’invito a passare per pregare e ricevere la Comunione dopo che noi preti e diaconi avevamo concelebrato la Messa insieme a San Cassiano; ricordo i modi  con cui si è cercato di mantenere i contatti con i ragazzi e i giovani e la sfida dell’estate ragazzi e dei campi 2020; ricordo anche i tanti parrocchiani defunti accolti alla porta del cimitero per una preghiera alla presenza di pochissimi o a volte nessun parente. E ricordo la gioia di poter tornare a celebrare l’Eucaristia con la comunità dopo oltre due mesi di “digiuno”, il tanto impegno profuso per riprendere le celebrazioni con le particolari modalità legate alle disposizioni di legge.

In genere, a 60 anni, si comincia a pensare alla pensione, a voi preti invece viene richiesto un impegno più che raddoppiato… Come pensi di affrontare le sfide che ti aspettano?

Il vescovo Roberto mi ha chiesto questo cambio proprio ora, dicendomi che tra qualche anno sarebbe stato molto più difficile… Nei miei 36 anni di ministero presbiterale ho sempre obbedito ai vescovi e anche ora non c’era alcun motivo serio per dire di no. L’impegno certo raddoppia, ma non vado solo: ci sarà con me un viceparroco, un diacono e le comunità cristiane nelle quali moltissimo è già stato seminato prima di me. Soprattutto ci sarà il Signore, al quale cerco di affidarmi ogni giorno e di affidare le persone di cui sarò chiamato a prendermi cura.

Domenica 8 ottobre farai il tuo ingresso ufficiale a Giaveno; in tanti ti accompagneremo di persona, ma molti di più ti accompagneranno con il cuore e con la preghiera, per dirti grazie per avere camminato questi anni con noi, per la tua presenza discreta e affidabile, per il tuo ottimismo, la serenità che sai trasmettere… e naturalmente per rivolgerti il più caro augurio di un buon cammino nelle comunità di Giaveno.

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