Cronaca dalla Terra Santa

Fr. Enrico Maiorano
Gerusalemme, 12 novembre 2023

Riceviamo e pubblichiamo da fratel Enrico Maiorano, che faceva parte dei gruppi giovanili della parrocchia di San Giacomo ed ora è frate minore cappuccino e vive a Gerusalemme.

A partire dal 7 ottobre scorso, la vita in Terra Santa è diventata ancora più difficile e preoccupante del solito.

Se ci si era quasi e purtroppo abituati agli scontri che, di tanto in tanto, “animavano” questa terra, sicuramente non si era preparati agli eventi che da quel giorno si sono via via susseguiti.

L’atto terroristico di Hamas, la risposta violenta di Israele e lo spauracchio di una possibile escalation del conflitto che possa coinvolgere altre nazioni, hanno invaso la nostra mente e il nostro cuore, generando paura e sconcerto.

Per me e per gli altri frati di Gerusalemme, i primi dieci giorni sono stati i peggiori: la situazione, con i frequenti lanci di missili dalla Striscia di Gaza e il richiamo di più di 300.000 militari israeliani, sembrava precipitare di ora in ora e ci ha fatto non poco allarmare. Dopo questo primo periodo, Gerusalemme si è rivelata essere probabilmente la città più sicura.

Quello che è avvenuto è sotto gli occhi di tutti e non c’è bisogno di aggiungere nulla al dramma che da più di un mese è ritornato a ferire questa terra e i popoli che la abitano.

I media italiani, talvolta, presentano solamente una fetta della verità (spesso insistendo sui lati emotivo e ideologico) che, in realtà, è sempre molto più complessa di come appare. Inoltre, è chiaro come i tanti presunti esperti che affollano le trasmissioni televisive, conoscano molto poco di questa terra e, probabilmente, non ci hanno mai nemmeno messo piede.

Da parte nostra, non siamo mai stati in pericolo di vita; dove era necessario e possibile, ci siamo trovati a consolare persone smarrite, condividere la nostra casa con amici che abitano in zone più turbolente della città, annunciare la Parola che salva a chi frequenta la nostra chiesa.

Quando si è in situazioni del genere, tante idee e presunti problemi che alle volte toccano la nostra vita vengono totalmente ridimensionati nella loro giusta piccola dimensione e si rimane con le cose che veramente contano: il Signore, i confratelli, la famiglia, gli amici. Tutto il resto vale poco o nulla.

Di fronte ad una realtà del genere ci si sente smarriti e impotenti. Nonostante questo, ogni cristiano non può restare con le mani in mano. Sperando che la guerra abbia presto fine occorrerà operare per la ricostruzione, prima di tutto della fiducia reciproca, e poi di tutto il resto. Confidiamo che dal dolore possa nascere un serio processo di pace, almeno non sarà stato invano.

Continuiamo a pregare per la pace, la giustizia e la riconciliazione.

Grazie a chi si è fatto vivo anche attraverso un semplice messaggio.

Cronaca dalla Terra Santa

Fr. Enrico Maiorano
Gerusalemme, 12 novembre 2023

Riceviamo e pubblichiamo da fratel Enrico Maiorano, che faceva parte dei gruppi giovanili della parrocchia di San Giacomo ed ora è frate minore cappuccino e vive a Gerusalemme.

A partire dal 7 ottobre scorso, la vita in Terra Santa è diventata ancora più difficile e preoccupante del solito.

Se ci si era quasi e purtroppo abituati agli scontri che, di tanto in tanto, “animavano” questa terra, sicuramente non si era preparati agli eventi che da quel giorno si sono via via susseguiti.

L’atto terroristico di Hamas, la risposta violenta di Israele e lo spauracchio di una possibile escalation del conflitto che possa coinvolgere altre nazioni, hanno invaso la nostra mente e il nostro cuore, generando paura e sconcerto.

Per me e per gli altri frati di Gerusalemme, i primi dieci giorni sono stati i peggiori: la situazione, con i frequenti lanci di missili dalla Striscia di Gaza e il richiamo di più di 300.000 militari israeliani, sembrava precipitare di ora in ora e ci ha fatto non poco allarmare. Dopo questo primo periodo, Gerusalemme si è rivelata essere probabilmente la città più sicura.

Quello che è avvenuto è sotto gli occhi di tutti e non c’è bisogno di aggiungere nulla al dramma che da più di un mese è ritornato a ferire questa terra e i popoli che la abitano.

I media italiani, talvolta, presentano solamente una fetta della verità (spesso insistendo sui lati emotivo e ideologico) che, in realtà, è sempre molto più complessa di come appare. Inoltre, è chiaro come i tanti presunti esperti che affollano le trasmissioni televisive, conoscano molto poco di questa terra e, probabilmente, non ci hanno mai nemmeno messo piede.

Da parte nostra, non siamo mai stati in pericolo di vita; dove era necessario e possibile, ci siamo trovati a consolare persone smarrite, condividere la nostra casa con amici che abitano in zone più turbolente della città, annunciare la Parola che salva a chi frequenta la nostra chiesa.

Quando si è in situazioni del genere, tante idee e presunti problemi che alle volte toccano la nostra vita vengono totalmente ridimensionati nella loro giusta piccola dimensione e si rimane con le cose che veramente contano: il Signore, i confratelli, la famiglia, gli amici. Tutto il resto vale poco o nulla.

Di fronte ad una realtà del genere ci si sente smarriti e impotenti. Nonostante questo, ogni cristiano non può restare con le mani in mano. Sperando che la guerra abbia presto fine occorrerà operare per la ricostruzione, prima di tutto della fiducia reciproca, e poi di tutto il resto. Confidiamo che dal dolore possa nascere un serio processo di pace, almeno non sarà stato invano.

Continuiamo a pregare per la pace, la giustizia e la riconciliazione.

Grazie a chi si è fatto vivo anche attraverso un semplice messaggio.

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