GO IN – Tre serate per ricominciare

Franca Cravero

A settembre, con l’avvio delle attività parrocchiali, è stata riproposta all’Oratorio GO l’iniziativa GO IN, tre serate su temi generali per riflettere e confrontarsi in vista del nuovo anno pastorale.
La prima serata, dal titolo “Tirare avanti o spingersi oltre?”, è stata animata dalla relazione di don Michele Roselli, responsabile dell’Ufficio Catechistico regionale.
Don Michele ha fatto un quadro della situazione della Chiesa di oggi apparentemente drammatico: siamo di fronte a un cambiamento epocale, non si può più dare per scontato che la società sia credente; il diventare cristiani attraverso la tradizione familiare non esiste più. Se fino a pochi anni fa parroci e catechisti dovevano esclusivamente occuparsi della formazione dei bambini, ora non è più così, le famiglie non sono più l’anello tramite cui si trasmette la fede.
Quindi che fare? Arroccarsi e rinchiudersi nel passato o proiettarsi verso il futuro? È ovvio che non è più tempo di guardare con nostalgia al passato, ma occorre accettare la sfida e cambiare passo: da una fede per convenzione a una fede per convinzione, da una pastorale di conservazione a una proposta di fede, dai “corsi” di preparazione ai sacramenti a un vero “apprendistato” della vita cristiana, da una catechesi dottrinale a un primo annuncio a chi, come spesso si può constatare, non sa più nulla o quasi di Dio e della fede. Dobbiamo dimenticare i fasti del passato ed essere seme per il futuro, senza farci spaventare dai numeri piccoli, perché dalla nostra parte abbiamo l’essere sicuri delle promesse di Dio.
Le serate successive sono state di approfondimento.
Morena Baldacci, responsabile diocesano del Servizio di Pastorale Battesimale, nella seconda serata ha affrontato il tema “Cosa lo battezziamo a fare?”. Il Battesimo, avendo a che fare con la nascita di un bambino, è un evento felice, un momento in cui le famiglie fanno esperienza del mistero della vita. Ma nel momento in cui viene richiesto il Battesimo spesso ci si arena in questioni di date, corsi, burocrazia… Questo genera frustrazione, sia da parte dei genitori che da parte dei catechisti, perché non riescono a passare alcun messaggio. Di fronte a questa consapevolezza non ha più senso proporre dei corsi in cui da una parte c’è che spiega, chi dà informazioni e dall’altra i genitori che assistono passivamente. Sappiamo tutti che solo se abbiamo vissuto delle esperienze forti, personali, siamo stati in grado di cambiare qualcosa nella nostra vita.
Ecco quindi la necessità, per i genitori che chiedono il Battesimo, di costruire percorsi, itinerari flessibili perché ogni famiglia è diversa e ha i suoi tempi. Ma non solo: chi domanda il Battesimo deve poter conoscere la bellezza della comunità, una comunità accogliente, una realtà plurale in cui si prova a vivere il Vangelo. Si è sottolineato anche un altro aspetto importante, spesso lasciato da parte: la bellezza della celebrazione del rito intesa come occasione di vivere un’esperienza, un momento forte di annuncio, di esperienza di Dio.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Paolo Mirabella, dell’Ufficio per la pastorale della Famiglia, che ha parlato di “Matrimonio in chiesa: cerimonia o sacramento?”. Il sacramento del matrimonio è espressione dell’unione tra Dio e l’umanità, quindi è anticipazione del progetto finale di Dio, un concetto decisamente molto impegnativo. Come fare a trasmettere la grandezza del sacramento a quelle tante coppie che intendono il rito del matrimonio un qualcosa di folcloristico, spesso per far piacere alla famiglia, una festa in grande stile, ma senza alcun contenuto? Anche in questo caso, tra il rigorismo pastorale (o vi preparate come si deve o niente matrimonio) e le posizioni lassiste (matrimonio per tutti, senza alcun approfondimento) esiste una terza via, più faticosa e impegnativa che è ancora una volta l’accompagnamento, la relazione personale, l’esperienza della vita comunitaria, una comunità accogliente, aperta, gioiosa.
Dopo le esposizioni dei relatori ci sono stati i lavori di condivisione in gruppi, la cena e la recita della compieta in chiesa.
Gli esiti dei lavori dei gruppi sono stati raccolti dal consiglio pastorale e saranno oggetto di riflessione e approfondimento nei prossimi mesi.

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