Il cammino verso il diaconato

Franca Cravero

Questa domenica, in Duomo, Gianfranco Leo riceve il ministero dell’Accolitato, una delle tappe obbligate per giungere all’ordinazione diaconale.
Già, perché Gianfranco da alcuni anni sta seguendo il percorso che lo porterà a diventare diacono. Gli abbiamo rivolto alcune domande.

Ci parli un po’ di te?
Sono nato a Sanluri in provincia di Cagliari, il 26 gennaio del 1963. Sono residente a Grugliasco dal 1994, sono felicemente sposato con Patrizia e abbiamo due figlie, Noemi e Miriam, di 27 e 24 anni.

Non molti sapevano del tuo percorso… Vuoi dirci com’è nata la tua vocazione?
Ho cominciato il percorso diaconale nel 2016 in silenzio e con tante domande, molte delle quali hanno trovato risposta, altre hanno suscitato ulteriori domande. Per quanto riguarda la vocazione, credo veramente che tutti siamo chiamati e che la vocazione sia una specie di invito a cui tutti dobbiamo rispondere. Ho riflettuto molto su questo punto perché volevo essere sicuro che fosse un’azione di Dio e non un’azione mia, anche se adesso in preghiera Gli chiedo: “Ma sei sicuro?”.

Cos’è che ti ha fatto dire: “Sì, ci sto”?
Te lo spiego così: hai presente i nostri giovani nella Messa dei passaggi, quando salgono sull’ambone e dopo aver letto il brano che hanno scelto dicono “Su queste parole mi gioco la vita”? (mi fanno commuovere sempre). Anch’io ho un brano che mi ha accompagnato per tanto tempo ed è Marco 8, 27-35: ecco, su questo brano dirò il mio “hineni”, il mio eccomi.

Quali sono le difficoltà maggiori che hai dovuto affrontare?
Le maggiori difficoltà che ho incontrato sono state quelle caratteriali. Mi era stato detto che per far entrare una cosa bisognava fare spazio dentro di sé. È quello che ho fatto e sto facendo.

Una scelta del genere penso sconvolga abbastanza la vita: lo studio, il lavoro, la famiglia… È difficile conciliare il tutto?
Conciliare studio, lavoro e famiglia per me sarebbe stato impossibile se non ci fosse Patrizia.
Lo studio è un percorso di Laurea di cinque anni con obbligo di frequenza il giovedì pomeriggio e tutto il sabato. Io lavoro a Cuneo e mi alzo alle 5.30 e arrivo a casa alle 19.30. Il tempo per lo studio è davvero poco e tutto rubato alla famiglia (e qui rientra in gioco Patrizia), per il giovedì sono esonerato, ma a discapito dell’apprendimento. Si studia di notte, alla domenica, nelle feste e usando i giorni di ferie. Tieni conto che in agricoltura non hai diritto neanche ai permessi per dare gli esami, ma devi usare i giorni di ferie. Ci sono poi da aggiungere i ritiri della durata di due giorni, gli incontri tra di noi (vescovo, seminaristi, ecc…) e la settimana residenziale a Forno di Coazze con le famiglie.
Anche le spose hanno dei ritiri dedicati…

Come vedi in futuro il tuo impegno e il tuo servizio nella comunità? (speriamo qua a Grugliasco!) Ci sono degli ambiti pastorali che preferisci?
Mi auguro con tutto il cuore di rimanere in comunità, ma questo non dipende da me. Per quanto riguarda gli ambiti pastorali, posso solo dirti che non sarò mai colto come Nando Barolo, non sarò mai pratico come Fulvio Gazzi, non sarò mai diplomatico come Marco Zampollo e soprattutto non sarò mai mite come Elio Bernardini (per citare quelli che conosco)… Io sono io, se c’è bisogno di me in qualsiasi parte… hineni…

Insieme a Gianfranco che riceve l’Accolitato, il 2 maggio anche Stefano Bertero, il seminarista che già da mesi collabora con le nostre comunità, riceverà il ministero del Lettorato, uno dei passaggi fondamentali che lo porterà all’ordinazione sacerdotale.
Ad entrambi va il nostro sostegno con tutta la nostra amicizia e la nostra preghiera.

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