Il campo Seekers a Scampia

Una testimonianza importante

Claudio

Quando ci è stata comunicata la mèta del nostro campo Seekers 2021 ho provato molte emozioni diverse tra loro. (Il gruppo Seekers è un nuovo gruppo formativo all’interno di GO, composto da ragazzi ventenni che sono usciti dai gruppi o che non ne hanno mai fatto parte; il gruppo affronta e si confronta su temi reali e concreti della vita).
Mi sono chiesto che situazione avremmo trovato, come ci avrebbero accolto le persone, che aspettative avevano nei nostri confronti.
Scampia è un quartiere popolare di Napoli, ad alta densità abitativa. Il nome evoca problematiche serie come lo spaccio di droga, omicidi di persone innocenti, sparatorie, azioni delle forze dell’ordine, crimine organizzato.
Queste ferite sociali, agli occhi di un ragazzo di vent’anni come me, sembravano come delle montagne da scalare. Mi sono domandato se le strade erano percorribili per una persona con disabilità e se non fosse stato troppo rischioso partecipare a quest’avventura, a questa esperienza.
Quello che abbiamo trovato, invece, è stato un luogo pieno di umanità, con tante situazioni certamente difficili, ma anche tanto desiderio di riscatto e di mettersi in gioco per cambiare la propria vita in meglio.
Nel corso delle giornate abbiamo giocato con i ragazzini del quartiere, stretto legami ed ascoltato storie. Tanti di quelli che oggi sono bambini hanno gli occhi pieni di voglia di essere ascoltati e compresi, c’è fame di gioco, di divertimento e di risate. Tanti dentro al cuore hanno immagini di violenza in famiglia e di solitudine.
Tra i posti che abbiamo toccato con mano c’è stato il campo rom di Giuliano, un insieme di baracche e di caravan in mezzo ad un oliveto, senza la raccolta dei rifiuti e con carenza di acqua potabile; un ricordo che ancora oggi mi fa effetto perché nessun essere umano dovrebbe vivere in condizioni simili.
Il giorno in cui siamo stati accompagnati al campo da fratel Enrico avevo timore del contesto e delle persone che lo abitavano, pensavo che sarei potuto essere derubato, avere un incidente con la carrozzina o farmi del male in qualche altro modo. In realtà ringraziamo chi ci ha ospitato, la gente di lì. Non mi è successo niente di ciò che immaginavo.
Per tante persone che ho incontrato e che mi hanno aiutato a superare i piccoli e grandi ostacoli che ho trovato, è stata una possibilità di confrontarsi con la disabilità, e forse è stato bello sapere che una persona in carrozzina era scesa da Torino in treno per stare con loro.
Vorrei ringraziare, anche a nome degli altri membri del gruppo Seekers, chi ha avuto cura di noi nel corso della settimana. In particolare fratel Enrico e tutti i ragazzi di casa Arcobaleno, suor Micaela, suor Angelina e le cuoche.

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