La tensione della carità
Cena del Digiuno 2024

Franca Cravero

Era gremitissima, venerdì 1° marzo, la piazza dell’oratorio GO per l’annuale appuntamento della Cena del Digiuno, importante momento di condivisione interparrocchiale nel cammino della Quaresima.

Tema della riflessione la caritas, la carità, nelle sue varie sfaccettature. Come negli anni scorsi, nella serata era presente un relatore, anzi due, suor Paola e suor Giulietta, suore di Maria Ausiliatrice, operanti a Porta Palazzo.

Ma prima di passare loro la parola, don Paolo ha fatto una lunga introduzione sul tema della carità, ponendo vari interrogativi. Come viviamo la caritas nella nostra Unità pastorale? E quanto è feconda?

Nella città di Grugliasco si fa molto per la solidarietà: la nascita della Cittadella del Welfare al Nello Farina, con tutto quello che implica e che ha alle spalle, è stato un passaggio importante per tutta la città. La Cittadella del Welfare è il crogiuolo delle attività di solidarietà, di impegno per gli altri, affinché la gente possa star bene, cioè il welfare. È il luogo dove si incontrano e fanno rete le tante realtà cittadine, istituzionali o di volontariato, che si occupano di solidarietà.

Il trasferimento dell’Emporio al Nello Farina ha fatto sì che, da struttura legata alle parrocchie, sia diventato una realtà cittadina. E l’Emporio funziona bene, raccogliamo cibo e lo distribuiamo. Ma – chiede don Paolo – la carità è questo? È essere efficienti nel distribuire cibo? È supplire alle carenze dello Stato? Sicuramente è utile e importante, ma è solo questo? È giusto fare assistenzialismo? Questa è un’opera caritativa davvero efficace?

Ci sono delle domande che dobbiamo farci: cadiamo nella tentazione di sentirci appagati, di dirci quanto siamo stati bravi? Non stiamo forse esercitando un potere? Perché, se io sono quello che dà e tu quello che riceve, sono comunque in una posizione di potere e la linea tra potere e servizio è molto sottile. D’altro can-to, siamo capaci di accettare l’impotenza di non poter aiutare tutti? La frustrazione che deriva dal non poter risolvere tutti i problemi?

Questi interrogativi ci riportano al vero senso della caritas: caritas è accettare la nostra fragilità, perché la carità è strutturale al Cristianesimo. Non possiamo staccarcela di dosso – ha continuato don Paolo – non è volontariato che faccio quando ho del tempo libero. La carità è un qualcosa che devo portarmi dentro, una tensione d’amore che mi fa torcere le budella tutti i giorni e che nasce da una fraternità, dall’essere figli di Dio, dal fatto che l’altro è mio fratello e questo è vero al di là della situazione di bisogno. La carità nasce dall’Eucarestia perché, se spezziamo il pane e lo condividiamo, non possiamo più fregarcene degli altri.

E se è vero che non siamo capaci di risolvere tutti i problemi, è altrettanto vero che possiamo ascoltare, accompagnare, stare vicino, e per questo è necessario costruire una comunità di fraternità, tenendo sempre ben presente che alla base deve esserci questa tensione d’amore che ci morde dentro.

Quindi come crescere in questa direzione? Non si può lasciare la caritas ai soli operatori perché tutti siamo in grado di vigilare – come sentinelle sul vicino di casa che ha bisogno, sulla famiglia in difficoltà… Questa è carità, questa è fraternità, questo è vicinato.

Il Gruppo Caritas per vocazione si impegna nell’ascolto, ma ha bisogno di poter contare sui gruppi famiglia, sulle reti, sulle parrocchie per segnalare le persone di cui prendersi cura, da accompagnare. C’è bisogno di costruire relazioni, c’è bisogno di accompagnatori, di attivare reti di vicinanza, di fraternità con le persone.

Il microfono è poi passato a suor Paola e suor Giulietta, che hanno illustrato le loro attività a Porta Palazzo.

La nostra forza – dice suor Paola – è che siamo black and white (suor Giulietta viene dal Mozambico), e questo in un quartiere difficile come Porta Palazzo, notoriamente zona di sballo, scippo e criminalità, è un segno forte, che tutti capiscono.

Le suore operano nell’ambito del progetto 2PR – PRevenzione e PRomozione: accogliere, accompagnare e promuovere, lavorando in rete con scuole, parrocchie, CAS, cooperative. Nello specifico, nella loro sede vengono accolte una sessantina di donne provenienti dall’Africa mediterranea, Asia, Bangladesh. Vengono attivati corsi di italiano, perché lo strumento linguistico è la primissima cosa per iniziare un percorso di integrazione. E poi ci sono corsi di taglio e cucito, maglia, uncinetto che sono importanti non tanto per quello che si impara, ma perché facendo uncinetto e maglia si dialoga, ci si ascolta, ci si guarda negli occhi, vengono a galla le situazioni più problematiche.

Nel pomeriggio c’è il doposcuola per i ragazzi della scuola media, attività più che mai necessaria se si tiene conto che la quasi totalità degli alunni è di origine straniera o nata all’estero.

Oltre a far fare i compiti – dice suor Paola – noi proviamo a stare in mezzo, a fare rete, andiamo a parlare con gli insegnanti, con la psicologa che fa lo sportello, per cercare di prevenire anche il fenomeno dilagante delle babygang. Siamo consapevoli di poter fare solo piccoli passi – aggiunge suor Giulietta – però è importante imparare a camminare insieme, a lavorare gomito a gomito in quella fraternità che è accesa dall’amor di Dio.

Al progetto 2PR saranno destinate tutte le offerte raccolte il Mercoledì delle Ceneri, nella Cena del Digiuno, il Giovedì Santo e tramite le buste “Quaresima di Fraternità”.

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