di Roberto Petrasso

Era solo questione di tempo prima che iniziassi a parlare di anime. Non nego che non vedevo l’ora di iniziare a sproloquiare a riguardo, tanto che non sapevo bene da quale cominciare. Avrei potuto iniziare a raccontarvi di qualche opera sconosciuta ai molti, oppure di titoli nuovi che hanno già fatto parlare di sé. Già, avrei potuto. Ma oggi spenderò queste quattrocento e passa parole per parlare di un cult dell’animazione giapponese. Una perla di fine anni ’90. Un pezzo più unico che raro che ha senza dubbio lasciato il segno nella storia del genere. E visto e considerato quanto mi è piaciuto, saranno sicuramente più di quattrocento parole.

Generalmente si parte descrivendo la trama, ma questa volta no: si parte dalla colonna sonora. Quella che trovate qua sopra è l’opening della serie. Basta questa far capire che ci troviamo davanti a qualcosa di decisamente diverso dal classico anime. I brani della colonna sonora creata dai Seatbelts sono tra i punti di forza indiscutibili della serie. Si adattano perfettamente all’azione e alle vicende dei protagonisti con toni che difficilmente saranno trovabili in altri anime. Si parte dal Jazz, passando per brani dai toni Rock, fino ad arrivare al Blues. Se io, un metallaro, la trovo grandiosa, probabilmente c’è un motivo.

Ma il buon gusto musicale del direttore Shinichiro Watanabe non si ferma alla colonna sonora. La serie stessa sembra seguire dei ritmi ben studiati. Si alternano azione e comicità a episodi dal significato decisamente più profondo. Ritmi frenetici per alcune puntate e ritmi decisamente più distesi per altre. Un’oscillazione tipica di un album musicale. I titoli stessi degli episodi rimandano a famosi brani della cultura occidentale. In questo modo si ottiene una regia che, curata tanto quanto i disegni, si dimostra all’altezza di tutti i riconoscimenti ricevuti.

Giustamente è forse arrivato il momento di parlare anche dei temi trattati. In un anno 2071 in cui l’intero sistema solare è stato colonizzato, la storia segue le azioni, spesso inconcludenti o fallimentari, di un gruppo di cacciatori di taglie spaziali. Tra le numerose citazioni e riferimenti, gli episodi hanno un profilo western in un’ambientazione però totalmente fantascientifica. Con un condimento di salsa pulp. Sì, perché ogni avventura è autoconclusiva e pressoché distaccata dagli episodi precedenti o successivi. Sono poche le puntate in cui si ha un effettivo avanzamento della trama generale, e sono contraddistinti dal ritorno del misterioso passato dei protagonisti: Jet, un ex poliziotto; Fey, un’ammaliante truffatrice; Ed, una giovane ma geniale hacker; Ein, dotato di grande istinto e intelligenza; ed infine Spike, un ex mafioso alla ricerca di un amore perduto. Ognuno caratterizzato profondamente dal proprio passato, compongono un cast in cui nessun personaggio è banale. In cui nel lento rivelarsi delle loro storie si capisce quanto siano coerenti. Quanto siano umani. – Tranne Ein. Perché Ein è un cane Corgi.

Come ai tempi Pulp Fiction aveva diviso la critica tra chi pensava fosse un insulto al cinema e chi pensava fosse il miglior film del periodo (io tra questi), la struttura volutamente pulp di Cowboy Bebop può generare dei dubbi o non invogliare a proseguire fino in fondo. Ma la verità è che bisogna vederlo tutto nei suoi 26 episodi per capirlo veramente. Oltre che per arrivare ad un finale emozionante e di forte impatto. Questa struttura si va a sviluppare infatti in un periodo di transizione a metà anni ‘90, in cui le classiche serie animate episodiche stavano cedendo il passo a quelle “con una trama”. E mentre abbiamo serie come Trigun (FAVOLOSO) in cui questa transizione si riflette pienamente, Cowboy Bebop, uscito per la prima volta in Giappone nel 1998, si oppone in pieno al nuovo trend, e forse è anche per questo che ha fatto così tanto clamore.

Nel caso non si fosse capito, Cowboy Bebop oramai ha più di vent’anni. E da più di vent’anni viene considerato una pietra miliare dell’animazione giapponese. Un tempo lo si sarebbe potuto guardare su MTV, quando ancora passavano musica e programmi decenti. Ora è possibile vederlo in modo completamente gratuito e in italiano sulla piattaforma di streaming VVVVID. Se siete tra quegli appassionati di anime che non l’hanno ancora visto, acculturatevi con questo pezzo di storia. Fatelo per voi.

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