“Sei tu Colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?”

Don Lorenzo

Preparando la predica della scorsa domenica, collocata quest’anno esattamente a metà del tempo di Avvento, mi ha molto colpito una frase della domanda che Giovanni Battista dal carcere rivolge a Gesù tramite i suoi discepoli: Sei tu Colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro? (Matteo 11,3).
La mia attenzione si è fermata sull’aspettare e provo a condividere con chi legge qualche riflessione.
Cosa significa aspettare? C’è chi aspetta limitandosi a lasciar passare il tempo in modo passivo e rassegnato, sognando qualcosa di più o di meglio rispetto alla sua situazione presente, ma con un fondo di pessimismo più o meno malcelato… tanto non cambia nulla.
C’è chi aspetta imparando a riconoscere che gli manca qualcosa o qualcuno, che non basta a se stesso, che non si accontenta di ciò che è, di ciò che ha. Quando si ha il coraggio di mettersi davvero in ascolto del proprio cuore e di guardare con sincerità dentro la propria vita, si coglie spesso un senso di insoddisfazione e di scoraggiamento.
C’è chi aspetta di trovare un lavoro o di ritornare in salute per poter vivere in modo dignitoso; chi aspetta di essere apprezzato e amato da coloro che gli sono accanto e sembrano non accorgersi di lui o non valorizzarlo abbastanza; chi aspetta che la pandemia o la guerra finiscano, chi aspetta che passi la crisi economica che sta mettendo tanti in ginocchio…
Anche il percorso della fede cristiana conosce un aspettare: aspettiamo perché, pur avendo molte cose, ci rendiamo contro che ci manca l’essenziale. Aspettiamo il Signore che è già entrato nelle vicende di questo mondo facendosi uomo a Betlemme più di 2000 anni fa e che ci ha promesso il suo ritorno glorioso (e di nuovo verrà nella gloria, diciamo nel Credo della Messa). Siamo invitati ad aspettarlo e a riconoscerlo presente attraverso la preghiera, il dono dell’eucaristia e dei sacramenti, a scoprirlo nei tratti del volto dell’altro, di ogni altro che ci è donato come fratello. È un’attesa viva, operosa, che risveglia, rimette in piedi e smuove, sostenuta dalla speranza certa nella fedeltà e nell’amore del Signore che mai abbandona chi lo desidera e lo cerca, magari con fatica.
È Lui, il Signore, il dono dell’Avvento che sta concludendosi e sta per sbocciare nella gioia del Natale. Siamo invitati ad invocarlo con desiderio ardente: Vieni, o Signore, la terra ti attende, alleluia! La terra dei nostri cuori stanchi, aridi e sfiduciati con te può germogliare anche quest’anno!

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