Servire l’altro: dall’ascolto all’accompagnamento

Corso operatori volontari Caritas

Carla Rossi

Presso il salone sottochiesa della parrocchia Santa Maria di Grugliasco, si è svolto un Percorso Formativo per Volontari Caritas dal titolo “Servire l’altro: dall’ascolto all’accompagnamento”, guidato da Ivan Andreis, responsabile della formazione per le Caritas di Piemonte e Valle d’Aosta, e da Antonella Di Fabio, responsabile dell’Osservatorio Diocesano e supervisore dei gruppi Caritas.
Il percorso è stato articolato nelle due serate di venerdì 11 e venerdì 25 novembre, dalle 19.30 alle 22.30, ed era rivolto sia a persone interessate a conoscere il volontariato Caritas ed eventualmente entrare a farne parte, sia a volontari già attivi e desiderosi di approfondire e rinvigorire il proprio impegno.
Il primo incontro aveva come tema “Mandato, metodo e strumenti dell’agire Caritas”. In esso è emerso il significato profondo dell’impegno di chi vuole operare come parte della Caritas. Se in condizione di emergenza è necessario offrire immediata assistenza materiale, l’azione della Caritas va però ben oltre questo aspetto: essa, infatti, “promuove la testimonianza della carità della comunità ecclesiale in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, con attenzione agli ultimi e prevalente funzione pedagogica”.
Caritas quindi è Chiesa, che si esprime come Testimonianza dell’amore di Dio, a partire dagli ultimi, e come Carità, nel diventare strumento di un amore più grande.
Il tema del secondo incontro era “Ascoltare e accompagnare: tecniche ed esperienze”. Il centro di ascolto è il punto di riferimento di chi si rivolge, ad esempio, ad una parrocchia per chiedere aiuto. La richiesta immediata è di solito di tipo materiale: una bolletta da pagare, il cibo che non è sufficiente, una spesa imprevista o insostenibile.
Chi ascolta si pone in un primo momento “di fronte” a chi chiede aiuto, raccoglie delle informazioni e dei dati oggettivi riguardanti la persona e le sue necessità. Ma poi deve porsi “accanto” a lei, cercando di capire come la persona che ha davanti a sé vive le sue difficoltà, dimostrandosi attento alla sua sofferenza, riconoscendo la sua angoscia. A questo punto è poi indispensabile l’intervento della comunità, che potrà prendersi cura dei bisogni di chi è venuto a chiedere aiuto.
Come ha detto papa Francesco, il volontario richiama la figura del Buon Samaritano. Chiunque è “il prossimo”, senza pregiudizi o condizionamenti, e con lui si agisce da fratello, in quanto figli di uno stesso Padre.
Alcuni volontari hanno quindi condiviso la propria esperienza di ascolto, riconoscendo come sia importante che tra chi ascolta e chi viene ascoltato nasca una fiducia reciproca, che deve essere alla base di ogni intervento successivo. A volte il colloquio nasce spontaneamente e procede con facilità, a volte è invece molto difficile avviare l’incontro stesso. Non esiste una “ricetta” per creare un ascolto: ogni situazione è unica e richiede comprensione ed attenzione.
Non è mancato, infine, ogni sera, un piacevole momento conviviale, durante il quale, concedendosi una breve pausa, si è condiviso un sostanzioso e variegato spuntino.

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