Stare accanto a chi è in lutto

Come cambia la Veglia funebre

Franca Cravero

La morte di una persona cara, in qualsiasi famiglia, rappresenta senza alcun dubbio uno dei momenti più difficili da affrontare. Per questo la Chiesa da sempre ha ritenuto importante essere accanto alle persone che soffrono per un lutto con il Rito delle Esequie, forma tradizionale dell’accompagnamento del defunto e dei familiari. Tra i vari momenti del Rito, è ricompresa la Veglia funebre, generalmente celebrata con la recita del Rosario. Tuttavia, le indicazioni della CEI – in luogo del Rosario – incoraggiano fortemente la struttura della Liturgia della Parola, che meglio permette di affrontare il mistero della morte alla luce della Pasqua di Resurrezione.
Poiché nelle nostre quattro parrocchie il rito della veglia funebre si è sempre svolto con modalità differenti, a novembre si è svolta una riunione interparrocchiale nel corso della quale si è cercato, da un lato, di trovare una forma celebrativa che meglio esprimesse la vicinanza della comunità alle famiglie in lutto, e, dall’altro, di adottare una formula comune, per rendere uniforme il rito.
I criteri che hanno determinato questa scelta sono fondamentalmente due:
– avere una veglia uguale rappresenta un punto di forza, un vantaggio; condividere lo stesso modo di pregare diventa un segno identitario che contraddistingue un’unica comunità orante;
– viene sottolineato come la veglia sia la preghiera della comunità, non di una sola persona che svolge un servizio.
Ma per capire meglio è opportuno spiegare come cambia la Veglia rispetto alla recita del Rosario.
La celebrazione, guidata da un conduttore e due animatori, inizia con una preghiera di introduzione, prosegue con la lettura di un salmo e di un brano dal Nuovo Testamento.
Il conduttore propone poi il rinnovo della professione di fede a cui segue la lettura di un brano del Vangelo – eventualmente seguìto da un breve commento – utile a meditare la decina di Rosario che viene recitata subito dopo. La stessa sequenza viene ripetuta per le due decine successive. Al termine viene recitata la Salve Regina, seguita dalla preghiera dei fedeli.
Una preghiera di commiato conclude la celebrazione.
Come si può vedere, questo tipo di celebrazione risulta essere meno ripetitiva, più movimentata, e quindi riesce a catturare l’attenzione dei presenti. La pluralità delle figure coinvolte (conduttori e animatori) esprime meglio la vicinanza di tutta una comunità, è un segno che anche chi è più lontano dalla Chiesa riesce facilmente a percepire.
Nella celebrazione, più che la commemorazione del defunto, si vuole mettere al centro il mistero di salvezza della Pasqua, l’unica proposta convincente che la comunità possa fare in questa occasione.
Questo modello di Veglia, adottato già da qualche tempo nella parrocchia di San Giacomo, sarà utilizzato in via sperimentale da tutte le parrocchie per un certo periodo, al termine del quale ci sarà un momento di verifica per capire i punti di forza o di debolezza.
Certo è che, proprio perché la Veglia vuole essere la voce e la preghiera di tutta una comunità, sono necessarie più persone che diano la disponibilità a essere presenti, sia come conduttori che come animatori: l’invito è quindi di farsi avanti per questo prezioso servizio alla comunità.

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