Covid: il frastuono assordante della paura!

Sergio Pasculli

Buongiorno a tutti, provo a raccontarvi la mia storia, che non credo sia tanto diversa dalle altre, ma l’ho vissuta così.
Intanto mi presento: sono Sergio, quello che quando incontra un/a amico/a per strada e si mette a parlare di Covid, termina sempre con “che ti devo dire… io sono pronto! Quando il Signore avrà bisogno di me, più di là che di qua, non ha che da prendermi!”.
Di recente il virus mi ha raggiunto, del resto non sono mai stato immune, ero solo attento come tutti, ma sereno come non tutti!
Comincio con sintomi lievi che mi fanno pensare che non si tratti di lui; dopo alcuni giorni, i sintomi peggiorano, faccio il tampone che risulta positivo, ma i sintomi sono ancora contenuti. Inizio ad aggravarmi, con la saturazione bassa, che pare sia un buon campanello d’allarme per decidere di farsi un giro al pronto soccorso. Sì, decidere non è stato facile! Credo non lo sia stato per nessuno. Quante ansie, emozioni, paure per staccarsi dai propri cari, che talvolta stanno male anche loro e ci si sente inermi e inutili. Per non parlare della paura di non tornare… Davvero pesante!
Comunque, arrivo in ospedale, una notte in pronto soccorso e poi mi ricoverano in reparto per diversi giorni e si prendono cura di me. Lieto fine!
Ecco cosa ho provato: non sentivo più. Troppo rumore nella mia testa, non riuscivo nemmeno a pregare perché inquinato dalla rabbia, dalla voglia di trovare un colpevole, come se servisse a qualcosa, dalla paura di essere un colpevole che ha causato danni ad altri; talmente era forte il rumore, che non sentivo più il Signore vicino a me. Come ogni sacerdote o diacono ci insegna, la miglior preghiera è nel silenzio. Ma quando il silenzio non c’è, come si può fare?
Com’era possibile che la serenità di sempre, che mi portava a dire “sono pronto”, non fosse più con me? Eppure la fede non si perde in un attimo!
“Giusto Sergio! Bravo! La fede c’è ancora! Potrai non ‘sentire’ il Signore vicino a te, ma sai che è lì dove Lo hai lasciato quando eri sereno, e Lo troverai lì ad aspettarti. Non ti resta che abbandonarti a Lui!”.
Un piccolo salto (metaforico) e le Sue braccia erano lì pronte a sostenermi. E la Sua forza mi ha rasserenato!
Non mi serviva più un colpevole, non mi sentivo più un colpevole. Ero sereno! La febbre e i sintomi non facevano più così tanta paura. Ho ritrovato il silenzio. Adesso potevo pregare!
Perché vi ho voluto raccontare questa storia? Per strapparvi un sorriso e, perché no, per provare a darvi un consiglio. Fate attenzione alla paura, è tremenda, confonde la mente e fa rumore, un rumore assordante, talvolta pericoloso!
Non fatevi sovrastare da esso!
Trovate nei doni dello Spirito, ricevuti nel Battesimo, la forza per contrastare la paura, per “zittirla” ed avere nuovamente un contatto col Signore, lo stesso che avete con Lui quando tutto va bene. E serve “sentire” anche gli altri: chi ha bisogno, chi soffre e chi chiede aiuto, chi non ha nessuno da contattare e non osa chiedere. Se la tua testa è piena del “frastuono della paura” non riuscirai a sentire altro che il frastuono!
Non aver paura di mandare i tuoi bimbi a catechismo, tra l’altro è l’unico svago che rimane per loro… Noi siamo attenti! Usiamo i previsti accorgimenti e le giuste attenzioni per non diffondere il virus. Come potranno mai i vostri bimbi rivolgersi al Signore nei momenti tristi e di preoccupazione se non permettiamo loro di conoscerLo? Di diventare Suoi amici? Voi stessi andreste a chiedere aiuto ad uno sconosciuto? Non abbiate paura di venire a Messa! C’è posto per tutti, sia all’aperto sia quando siamo costretti, perché piove, a celebrare al chiuso, suddivisi tra chiesa e GO. Come possiamo riconoscere la Sua voce, se continuiamo a stargli distante? Da dove possiamo attingere la Sua forza se non entriamo in comunione con Lui? Allora, dài! Forza e coraggio! Affrontiamo questo momento con fede. Aiutàti con dei simboli. A me, per esempio, ha aiutato il crocifisso posto sulla parente in camera all’ospedale (quando sarete morsi dal serpente, guardate il palo, insegnava Mosè nel deserto). Non dico che sia sbagliato avere paura, l’ha avuta anche Gesù Nostro Signore quando in croce si è sentito abbandonato. Dico solo di reagire, ma non con rabbia e cattiveria! Reagire con forza e fede, ed accettare la volontà del Signore. Del resto, lo chiediamo ogni volta che recitiamo il Padre Nostro: “… sia fatta la Tua volontà…”.
“Quando avrà bisogno di me, più di là che di qua, non ha che da prendermi!”.

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